Recensire

Recensire non significa fare un riassunto del libro che si è appena letto, ma lasciare cadere su di un foglio bianco le emozioni che da esso abbiamo raccolto. (Adrena)




Fino alla fine di Rossana Lozzio recensione a cura di Maria Capone (Adrena)
Si legge tutto d’un fiato il romanzo di Rossana Lozzio e “Fino alla fine”.
Non è cosa da poco, anzi. Spesso ci si ritrova a leggere romanzi che hanno un buon incipit e che, poi, sembrano cadere, anzi, decadere nel vortice della quotidianità qualunquistica. Altri, invece, in cui le parole sembrano arrancare perdendosi, poi, in ingranaggi farraginosi.
Né uno, né l’altro caso, appartengono a questa autrice che ha il dono di saper comunicare con il lettore. Sin dalle prime pagine i sensi si accendono, si predispongono naturalmente a recepire le immagini, i luoghi, i personaggi descritti, i sentimenti. Il lettore si muove, spazia , fantastica, vive, sino a ritrovarsi ad essere parte integrante lui stesso del reale immaginato dall’autrice.
Amber Rose Hamill e Meg Hamilton, le due principali protagoniste del romanzo “Fino alla fine”, sono innamorate entrambe, ma non soltanto degli uomini nei quali, da sempre, hanno riposto i propri sentimenti. Sono innamorate dell’Amore vero, quello che a tutti i costi bisogna preservare, fino alla fine.





La vita in sintesi di Firella Carcereri recensione di Maria Capone (Adrena)
“La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere sfogliarli a caso è sognare”
Scriveva così Arthur Schopenhauer. È una delle citazioni che riporto ogni anno sulla nuova agenda.
“La vita in sintesi” di Fiorella Carcereri va letto due volte. La prima per vivere, la seconda per sognare.
Se, durante la lettura di questo libro, non riuscirete a cogliere il pieno significato delle parole vorrà dire che vi siete ostinati a voler cercare in esse delle risposte.
No, non è l’oracolo della sibilla quello che vi apprestate a leggere.
Le parole di Fiorella Carcereri sono pure gocce di rugiada, vere stille di vita. Esse si adagiano sul cuore, vibrano nell’anima.




L’orrenda Creatura di Nasilungo ed altre storie, di Dora Millaci (recensione a cura di Maria Capone -Adrena)

Ritengo che le favole siano patrimonio della cultura e della tradizione di un popolo, ma anche, e soprattutto, il primo approccio alla cultura e all’insegnamento di ogni uomo. Per questo importante motivo, in precedenza esplicitato, considero che le stesse debbano contenere, necessariamente, un insegnamento di vita, ancor più di una vera e propria morale.
Di notevole importanza sono, altresì, le immagini che corredano fiabe e favole e la specifica correlazione che esiste con le parole. Oggi, più di ieri, i bambini hanno bisogno di stimoli visivi per immedesimarsi con maggiore interesse nella storia.
Le favole della raccolta L’orrenda Creatura di Nasilungo ed altre storie, di Dora Millaci hanno il compito di educare.
L’antagonista rappresentato dalla “diversità” sarà presto sconfitto lasciando spazio alla valorizzazione della differenza, all’unicità dell’essere. La diversità non sarà più intesa come diffidenza verso l’altro, diverso dal gruppo, ma come considerazione maggiore di essere unico e speciale.
“Al di là delle alte montagne, esiste un paese dove gli abitanti non parlano mai. Questo non perché non ne siano capaci, ma semplicemente perché hanno smesso di farlo”. (tratto da L’orrenda Creatura di Nasilungo ed altre storie, di Dora Millaci)





Volo per te di Maria Mancusi - recensione a cura di Maria Capone (Adrena)
Ci sono momenti, nella vita di ogni uomo, nei quali bisogna mettere un punto fermo, andare a capo, ricominciare, ricostruire se stessi e la propria vita. Sono i momenti in cui l’anima si ammala, abbandona il corpo e ci restituisce un involucro accartocciato e vuoto. Bruno, il protagonista del libro “Volo per te” di Maria Mancusi, decide di affrontare il viaggio di ritorno verso la sua città natia per riappropriarsi dell’agognata pace e del perdono. I ricordi, di cui le mura della casa sono pregne, sono tutti lì, intatti. È un mosaico che si ricompone, tassello dopo tassello, un passaggio necessario per toccare definitivamente il fondo del proprio pozzo e riappropriarsi di sé nella propria interezza. E non è di rilevante importanza essere a conoscenza del mezzo. Il propulsore di questa nuova vita potrà essere attribuito al coraggio, alla forza di ricominciare e di rimettersi in gioco, alla musica, e perché no, ad alcune parole di una lontana favola. E non importa nemmeno se il prezzo da pagare sarà troppo alto, se si rischia di rispolverare ricordi dolorosi e riviverli come se l’oggi fosse ancora ieri. Non si può scappare da ciò che rimane sospeso, prima o poi la vita ci chiederà di pareggiare i conti. Non ci saranno, mai, vaccini miracolosi, per nessuno di noi. Rinnegare le proprie passioni, diventare un altro, soffocare i sogni per sostituirli con altri che non ci appartengono significa condannare se stessi a vivere una vita che non ci appartiene e non ci apparterrà mai. Bruno riprenderà in mano definitivamente le redini della propria, tornerà a volare libero come il gabbiano di una meravigliosa favola. “… So che è inutile tentare di chiudere gli occhi e di dormire, tengo comunque lo sguardo fisso al finestrino per scorgere i primi colori dell’alba … Quando guardo questi miracoli della natura, mi appare impossibile pensare che la vita possa non riservare a tutti, almeno un momento di grande serenità. Per questo sto correndo a prenderlo, a strapparlo dalla tristezza, a stamparmelo nel cuore.”
“Volo per te” è un libro ricco di spunti di riflessione, ne consiglio la lettura.


"Quadretti di un tempo" di Rita Sanna
Eccoli lì, appesi ad un muro di colore bianco; piccoli quadretti che rappresentano scene di un tempo passato dai colori  apparentemente sbiaditi. Sono le parole di Rita Sanna a ridare immediatamente a quei paesaggi i colori della vita.  Si incipriano i luoghi, si scartano gli  involucri  dell’apparenza. Una pennellata dopo l’altra si cammina tra i colori dei prati e degli orti  avvertendone persino i profumi; talvolta aspri come quelli dei fiori delle piante di fave, talaltra delicati come quelli delle piante di rosa.  I ricordi si librano leggiadri, come ali di farfalla si posano sui personaggi, li accarezzano. Si entra da spettatori più che da lettori nei racconti custoditi in questa delicata raccolta, rimanendo stupiti, meravigliati. Nei suoi “Quadretti di un tempo” Rita Sanna apre al lettore lo  scrigno dei suoi ricordi, condividendone gioie e dolori.   Così, come le mani rugose del contadino si posano sul suo viso nascondendo ed asciugando pianti silenti, eccole materializzarsi davanti ai nostri occhi. Persino la voce del nonno è nitida, i racconti di eroi leggendari si mescolano a quelli di coraggiosi ma più semplici uomini del nostro tempo.  Passano lievi i rimproveri fatti ai bambini per le piccole marachelle e le porte precedentemente chiuse si riaprono al perdono. Torna la vita con i suoi adolescenziali schiamazzi, torna la morte con il suo ossequioso silenzio e il mio sguardo si perde nella luna mentre essa si sdraia tra i vigneti. 
Recensione di  Maria Capone (Adrena)

 
Il mistero del bacio nell'alone rosso di una rosa di Francesco Paolo Dellaquila

Nella storia raccontata da Francesco Paolo non si entra in punta di piedi, ma ci si ritrova da subito imbrigliati in uno scambio epistolare ricco di emozioni talvolta contrastanti, anzi contrastate da una donna che non si delinea né si comprende con facilità. Delio, il protagonista è ossessionato dalla ricerca di un amore impossibile, profondo e vero, ricco di musicalità perfetta e vive questo legame da romantico eternamente innamorato dell’Amore. Delio l’amore lo respira, lo desidera, lo immagina e lo racchiude esclusivamente in Elli, la protagonista. Quella protagonista che l’autore identifica come la parte femminile , che in ogni uomo esiste, rivestendo così il ruolo di attore con il volto e l’anima di una donna. Ruolo nel quale  l’autore, attraverso il protagonista, entra con facilità e  totalmente quando si trova a trasformare il ricorrente bisogno d’amore in bisogno d’amare, tipico del ruolo femminile. Il concetto che racchiude emblematicamente il tutto è espresso dall’inviato (il narratore)  “Quel bacio, avvolto nel rosso mistero di una rosa, è qualcosa che può accadere realmente oppure è soltanto l’eterno sogno umano per soddisfare quel vuoto che percuote corpo ed anima dal principio alla fine della vita?” 
recensione di Maria Capone (Adrena)

Blocco note di Oliviero Angelo Fuina

La raccolta Blocco note di Oliviero Angelo Fuina appare inizialmente “slegata” dal vincolo di un tema che sappia unire i versi in un unico involto. Eppure, chi sa ascoltare saprà scorgere non uno ma ben due fili conduttori all’interno della stessa.
Il primo è il blocco note, in altre parole il quadernetto o il foglio volante che, in quest’ultimo caso, sa meglio raffigurare l’esigenza dell’autore di trasportare con immediatezza il proprio sentire. Il secondo è caratterizzato dal ripetitivo utilizzo del termine “pensieri”. Ed è proprio il pensiero che consente all’autore di comunicare, ma è anche l’elemento la cui importanza è stata sempre alla base di ogni considerazione filosofica. Ed è attraverso la visione poetica di Oliviero Angelo Fuina che, come possiamo notare è frenetica e incessante, il lettore si ritrova a vagare su una serie di tematiche che vanno dall’introspettivo al sociale. Apprezzare, sentire e toccare la dolcezza, la musicalità e l’armonia dei suoi versi saranno il passo successivo, indubitabilmente caratterizzato dalle emozioni incalzanti che si snodano sciolte toccando così le corde viscerali di chi saprà lasciarsi trasportare.
recensione di Maria Capone (Adrena)

Esistenze sospese è il titolo del primo romanzo della promettente scrittrice brindisina Manuela Buzzerra.  Un romanzo breve, scritto da una donna ma non per questo dedicato esclusivamente alle donne. La storia narrata è quella di Giulia, una giovane donna in carriera con le valige sempre pronte per affrontare i numerosi viaggi del suo lavoro. Un lavoro che la protagonista adora e che fa con piacere anche perché è proprio quello che da sempre aveva desiderato e sognato, dopo la laurea. Un lavoro che permetterà a Giulia di conquistare presto l’indipendenza. Entrare nella vita di Giulia non è difficile, anzi, ci si ritrova catapultati nell’immediata scorrevolezza delle parole tra biglietti d’aereo sempre pronti, valige da fare e disfare, e gli innumerevoli squarci di una città  quella di Brindisi amata dalla nostra Manuela e di conseguenza dalla stessa protagonista, Giulia. A questa vita frenetica, ma piacevole, si intreccia quella di un amore “trascinato” forse per abitudine. Un cammino  interiore quello di Giulia che ci porta a riflettere sulle nostre esistenze, troppo spesso vissute in sospeso.  Vite vissute a metà, quasi se la nostra vita non ci appartenesse, come se non fossimo noi i principali protagonisti, come se la nostra vita non ci appartenesse direttamente, lasciando cioè che questa scorra tralasciando le decisioni importanti a domani. Quel domani che, nonostante tutto, arriva per tutti così come è arrivato per Giulia. Quel domani che ci permette di vivere la nostra vita  da protagonisti.
recensione di Maria Capone (Adrena)

Nel libro di Mino Pica le problematiche giovanili quotidiane sono state affrontate tutte, anzi, per usare un’espressione di Morgan più che affrontate sono state sputate per essere offerte in pasto al lettore, non come soluzioni ma come punti di riflessione da cui ripartire. E sono state affrontate così come i giovani d’oggi sanno fare, rifugiandosi cioè tra la musica di una canzone, tra la voglia di scappare da una città natia sperando che almeno lì, in quel nuovo mondo, il gatto nero rinunci ad inseguirci, tra i sogni di un domani migliore, tra le speranze di raggiungere al più presto un’identità personale, non copiata o stereotipata, per sentirsi  finalmente  “liberi di pensare” in maniera autonoma senza dover competere o addirittura gareggiare con colui, o con colei, che riteniamo il “migliore”
In effetti siamo tutti un po’ ossessionati dal “migliore” da colui che possiede, la macchina migliore, la casa migliore, il giardino migliore e addirittura  la moglie o il figlio migliore!
Disfarsi di un’identità che qualcun altro ci ha dato non è facile, soprattutto quando tutto il resto si incatena, un anello dopo l’altro, alla gran voglia di essere diversi, di poter aver finalmente il controllo sui nostri pensieri e su quelle opinioni per le quali abbiamo combattuto per diventare “adulti”.
Un libro molto bello quello di Mino Pica, un libro che va letto per entrare nel mondo dei giovani, nell’apparente  vuoto di una generazione che va avanti per inerzia, nelle continue domande senza risposta che hanno assillato ogni piccolo- grande uomo.
E qui termino con qualche domanda…  Mi chiedo spesso perché per essere felici, per sentirci appagati, realizzati, vivi, aspettiamo che ci succeda qualcosa di straordinario? Perché non riusciamo a godere delle piccole gioie che vengono messe a disposizione, ogni giorno, sia sotto gli occhi del più potente degli uomini, sia sotto quelli della gente più comune? Perché tutto quello che abbiamo sotto i nostri occhi, ogni giorno, passa in second’ordine quasi come se non avesse più importanza? Perché non riusciamo più a godere sentendo semplicemente il profumo del caffè, guardando il sorriso di un bambino, osservando  un fiore che spunta tra le crepe del marciapiede?  Perché?

Stralcio- quarta di copertina: Il romanzo d’esordio di Mino Pica narra una storia che lungi dall’essere un semplice viaggio alla ricerca di se stessi. Appare piuttosto come una finzione verbale pensata per porre delle domande assai più che offrire delle risposte.

Non sarò io ad offrire delle risposte a “L’attesa dell’attesa” di Mino Pica.  Forse, porrò altre domande.
Chi nella vita non ha avuto l’impressione di ripercorrere tragitti già fatti, già vissuti, sempre uguali? Nei nostri momenti bui chi non ha visto  il gatto nero passare sotto il proprio naso? A volte addirittura abbiamo ripercorso persino gli stessi errori convinti di essere nel giusto.  Abbiamo perseverato nel nostro cammino di “uomini” aspettando l’evoluzione degli eventi, aspettando un giorno migliore, aspettando addirittura una vita migliore. E aspettando abbiamo lasciato le redini della nostra vita in mano a burattinai che ci facevano muovere come marionette. Ma quando gli anni passano, quando non abbiamo più bisogno di competere con nessun altro all’infuori di noi stessi, quando cioè ci ritroviamo a tirare le somme di una vita, la nostra, cercando di far quadrare conti che non quadreranno mai, soltanto in quel momento ci accorgiamo di  aver vissuto gran parte dei nostri anni da spettatori, più che da protagonisti. Siamo rimasti così,  in attesa che tutto potesse cambiare. Troppo spesso,  quindi, abbiamo vissuto nell’illusione che ci saremmo addormentati poveri e risvegliati ricchi, ci saremmo addormentati aspettando e ci saremmo svegliati godendo dei frutti dell’attesa.



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